“MILLENNI NELLA NATURA” – Introduzione

Calascio

I parchi Nazionali e Regionali, le Oasi e zone protette e, in generale, tutto il territorio interno della Regione Abruzzo solo di recente sono diventati meta di turismo, grazie all’istituzione dei suoi importanti Parchi. Di conseguenza, affianco alla bellezza e alla sensazione di un territorio assolutamente vergine ed autentico, non si hanno ancora molti servizi ed indicazioni per i turisti. E’ molto appropriato, infatti, uno degli slogan usati a proposito: “Abruzzo, una terra da scoprire”. Oltre alle nostre indicazioni molto utile risulterà pure chiedere informazioni alla gente del posto che, sebbene dai modi apparentemente burberi, è spesso di un’ospitalità quasi eccessiva e, rotta la diffidenza iniziale per il “foraschtiero”, ci si può ritrovare invitati ad accomodarsi dentro casa per consumare cibi e bevande per un nonnulla. Divertenti saranno pure le difficoltà di traduzione specie quando si interpellano le persone anziane: qui, soprattutto nelle zone più interne, il dialetto è ancora molto presente e l’italiano è prerogativa solo dei giovani. Ma il calore e il “colore” di questi personaggi richiede assolutamente dei tentativi: loro sono il vero Abruzzo!

Vi renderete conto che la bellezza di questa regione non sta solo nei suoi monumenti, nella natura particolarmente selvaggia e varia che li circonda e “avvolge”, nella eccezionale biodiveristà e di conseguenza di varietà di paesaggi, ma soprattutto nel modo con cui sono state preservate tradizioni, usanze, modelli di vita, culture arcaiche e riti religiosi, spesso ancora pagani (per approfondire questa chiave di lettura vi consigliamo vivamente una visita al particolarissimo “Museo delle Genti d’Abruzzo” di Pescara – v. link nella homepage).
Spesso, più ancora della ricchezza architettonica del monumento in sé, quello che colpisce particolarmente sono le atmosfere dei tipici piccoli borghi, dove si respira un’aria di medioevo, frequentemente impreziositi dal fascino dell’abbandono e del vissuto vero, non trasformato e “confezionato” ad uso turistico.
Anche l’estrema diversità da vallata a vallata (tanto che qualche studioso l’ha assimilata a quella dei cantoni Svizzeri) è particolare e nel giro di pochi chilometri si passa dalle architetture ed atmosfere dei paesini in pietra a quelle in mattoni, ai centri costruiti con il travertino giovane (di fattezze simile al tufo), all’uso esclusivo di ciottoli di fiume, alle costruzioni in sola argilla, ecc. Ogni materiale offerto dalla natura ha di conseguenza condizionato le tecniche costruttive e lo “stile” architettonico, tutto con rapida mutevolezza. Accompagna questi scenari anche l’uomo, che in questi paesini, soprattutto quelli più interni, è rimasto spesso legato ad abitudini, culture e riti pagani e religiosi conservatisi mirabilmente (v. la particolare offerta delle “Feste, sagre e tradizioni popolari”). Pertanto i monumenti non sono un “piatto” da consumarsi singolarmente, ma devono essere gustati insieme agli altri due straordinari monumenti che caratterizzano l’Abruzzo: la natura e l’uomo.
Ricordiamo anche che l’Abruzzo è stata regione molto ricca nel medioevo (l’Aquila è stata nel XIII la città più ricca d’Italia!) per via dell’economia della pastorizia un tempo molto redditizia e per via degli importanti tratturi (un tempo vere e proprie autostrade apportatrici di ricchezze) che la attraversavano e che creavano floride occasioni per commerci e scambi culturali tra la Toscana e il sud Italia.
Questa regione, essendo di confine tra vari ducati e prestandosi particolarmente per le sue caratteristiche geomorfologiche, ha visto un diffusissimo fenomeno dell’incastellamento – soprattutto di tipo militare (centri fortificati, torri d’avvistamento, ecc.) – che la rende una delle regioni più ricche da questo punto di vista.
Anche la spiritualità dei monti (la Majella è considerata una “Montagna Sacra” – v. la locale bestemmia “mannaggia a’ la Majella”) ha fatto si che, secondo alcuni studiosi, dopo il Tibet qui ci sia la più alta concentrazione di luoghi sacri ed eremi. Fatto divertente è che tali luoghi di culto, nati in tempi antichi come pagani, poi un po’ a forza “cristianizzati” soprattutto durante il medioevo, spesso conservano ancora oggi retaggi di culti misti, soprattutto tra la popolazione più anziana. Tutto ciò avviene con gran disappunto da parte del clero locale, che alle volte mette “sotto chiave” statue o acque surgive (spesso nelle cripte o addirittura sotto le pale di altare) venerate non proprio secondo riti ortodossi (per approfondimento v. link “tradizioni ed enogastronomia” …).
Tutte queste informazioni vengono riprese, ampliate e fornite di indicazioni stradali nel Vademecum che mettiamo a disposizione dei nostri ospiti dell’agriturismo, insieme a tanto altro materiale, a seconda degli interessi personali.

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