I fuochi rituali

LE FARCHIE di Fara San Martino.

Le farchie sono gigantesche colonne di canne delle dimensioni di 70-115 cm di diametro e 7-10 m di altezza, tenute assieme da legami di salice rosso scaldati al fuoco e realizzate una per ciascuna contrada, innalzate davanti la chiesa di Sant’ Antonio Abate ed incendiate nella sommità. Nel suggestivo spettacolo delle fiamme delle farchie che illuminano il tramonto e che guizzano nei colori bruni del tramonto, il paese festeggia insieme ai visitatori con canti e musica del folclore abruzzese, buon vino e cibi tradizionali, ricordando gli antichi riti prima pagani e poi cristiani.
Nella vicina chiesa, intitolata a Sant’Antonio Abate, viene celebrata la funzione religiosa che ha il suo culmine nella benedizione delle Farchie in presenza della statua del Santo.
Prima che il fuoco le consumi completamente, le farchie vengono private della sommità ardente e riportate nelle singole contrade, dove la festa continua in un clima di allegria e di ospitalità che caratterizza tutta la manifestazione.
La mattina successiva i carboni delle farchie vengono benedetti e posizionati nelle stalle a protezione degli animali

Il Miracolo
La  tradizione fa risalire la festa delle Farchie ad un miracolo che il  Santo protettore del paese (Sant’Antonio Abate) fece in occasione dell’invasione francese del 1799. In passato la zona di confine tra Fara ed i paesi di Vacri e Bucchianico era particolarmente ricca di alberi, tanto da essere detta “La Selva”. I francesi che da Bucchianico erano diretti all’occupazione di Guardiagrele volevano conquistare Fara per farla divenire avamposto nell’attacco finale a Guardiagrele.
Avanzando verso Fara, in località la Selva appunto, i francesi si trovarono di fronte  Sant’Antonio Abate  che nell’occasione assunse le sembianze di un generale ed intimò agli invasori di non oltrepassare il bosco; al loro diniego il Santo Protettore trasformò gli alberi in soldati, cannoni e fiamme costringendo le truppe nemiche alla ritirata.
Da quel giorno in poi il popolo farese in segno di devozione accende davanti la chiesa di Sant’Antonio Abate dei grandi falò: Le Farchie . Dietro questa celebrazione cristiana c’è naturalmente il ricordo di un rituale pagano, tradito anche dall’origine longobarda del paese Fara, il cui scopo originario doveva essere garantire la purificazione e la rinascita della Madre Terra.

La Preparazione
Dietro quella che potrebbe sembrare una semplice festa popolare c’è in realtà molto di più. La preparazione all’evento, e quindi la realizzazione di una Farchia, dura un intero anno. Infatti appena dopo il 17 gennaio, ogni contrada del paese si riunisce per procurarsi le canne che serviranno l’anno venturo per la nuova Farchia.
Tra il 9 e il 13 gennaio iniziano i lavori di costruzione. Il corpo centrale della Farchia è costituita da una struttura detta “anima” , un palo in legno rivestito da un primo strato di canne, le meno “nobili”. Si giunge alla struttura finale aggiungendo intorno “all’anima” uno strato di canne “scelte” tenute strette prima facendo ricorso ad una spessa fune cui fa seguito l’utilizzo di rami di salice rosso preventivamente scaldati ed annodati.
La distanza tra un legame e l’altro deve essere costante e tutti i nodi allineati.
Il pomeriggio del 16 gennaio le farchie vengono trasportate nell’area antistante la chiesa di Sant’Antonio Abate, una volta a spalla, oggi sui trattori addobbati a festa.
Nel piazzale la farchia viene issata in fasi successive con un’azione combinata di trazione, a mezzo di funi, e spinta a mezzo di “filagne” (due travi legati a “forbice” da una fune). I movimenti di spinta-trazione sono simultanei e scanditi da comandi del capogruppo: il “Capofarchia” . Quando tutte le farchie sono in piedi vengono accese da batterie di castagnole. Solitamente la più bella ha l’onore di essere accesa per ultima.
Nessun cronista ha saputo mai descrivere le emozioni che le varie fasi della festa suscitano ai partecipanti, nessuna foto rende giustizia al meraviglioso spettacolo delle farchie in fiamme:  la festa va vissuta!

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LE GLORIE di Scanno

Il 10 Novembre, nel suggestivo borgo di Scanno, in occasione della festa di S. Martino vengono incendiate le “Glorie”, alte cataste di legna superiori ai 20 metri. considerata una sorta di capodanno contadino, originariamente la festa consisteva nell’accendere un falò la sera della vigilia di San Martino davanti ad una piccola grotta dedicata al santo. Partecipavano tutti gli uomini del paese che raccoglievano la legna per la costruzione della torre da incendiare. E così da molti anni la sfida tra le contrade si ripete. La preparazione è assai complessa e laboriosa. Bisogna innanzitutto reperire la legna necessaria; poi si cercano i “Palanconi”, cioè dei tronchi d’albero molto dritti che sfiorano i venti metri di altezza e vengono conficcati nel terreno. La legna precedentemente raccolta si accatasta intorno ai tronchi arrampicandosi sugli stessi man mano che la catasta cresce. Le Glorie delle tre contrade vengono accese contemporaneamente perché solo così è possibile giudicare quale sia la più alta e bella.

Tutte le foto sono di Giovanni Lattanzi e sono state prese dal sito http://foto.inabruzzo.it

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