The arid badlands of the Valle dell’Alento

Caratteristica presenza di gran parte delle colline abruzzesi – simili a quelli di Atri, nel Teramano – i calanchi scavati dall’erosione sono particolarmente suggestivi nelle sinuose valli percorse dai fiumi Alento e Foro. Considerati i più belli in assoluto d’Abruzzo, si ammirano con tutta facilità dalla nuova superstrada che collega Chieti con Guardiagrele e la base del versante orientale della “montagna madre”. Tra gallerie e viadotti, sempre in vista della Majella, compaiono guglie, fantastiche merlature, ripidissimi canaloni di terra. Un paesaggio insolito e spettacolare.
Inseriti in un piacevole paesaggio coltivato a vigneti e frutteti, i calanchi della Valle dell’Alento e di quella parallela del Foro meritano senz’altro una visita più attenta di una fugace occhiata dalla superstrada. Tutto il comprensorio offre un’ampia scelta di brevi passeggiate e di escursioni che possono occupare fino a una mezza giornata di cammino. Casali, contadini al lavoro, fioriture danno alla zona un carattere particolarmente bucolico e agreste, e del tutto piacevole.
Le splendide architetture di terra della Valle dell’Alento meritano una visita anche da parte dei naturalisti più attenti. Sulle guglie più alte nidifica il gheppio e le taccole sono particolarmente frequenti in tutta la zona. II terreno fangoso reca le impronte di molte piccole specie di mammiferi. Volpi e ricci si possono avvistare anche in pieno giorno. Tra la primavera e l’estate queste colline ospitano ricche fioriture, che includono specie comuni come la sulla, il cappero, il carciofo selvatico, l’erba mazzolina e l’astro spillo d’oro, oltre a qualche specie di orchidee selvatiche.
Oltre che a piedi, i calanchi si possono percorrere piacevolmente a cavallo, o in bicicletta per strade secondarie e carrarecce.
Per chi volesse proseguire in zona, dopo tanta “arsura”, ombrose e fresche acque dolci nei pressi di un’importante abbazia medioevale a Serramonacesca (l’Abbazia di Serramonacesca); infine passeggiata al vicino e mistico eremo mediovale di Sant’Onofrio, con culto della pietra e dell’acqua ancora vivo, e breve deviazione per panoramici ruderi di centro fortificato di Castel Menardo (tutti questi itinerari sono stati trattati in maniera specifica in altro articolo).

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